In un mondo rigenerato. Avventure etnopsichiatriche dentro un «presente senza grazia»

Simona Taliani

Abstract


L’etnopsichiatria italiana, grazie all’ampio progetto disegnato da Ernesto de Martino, aveva avviato un promettente incontro interdisciplinare tra antropologia, psicanalisi, psichiatria e storia delle religioni, non dimenticando che coloro di cui si parlava erano soggetti socialmente marginalizzati, economicamente e culturalmente subalterni, portatori di una precisa concezione dello Stato, in territori dove l’avvenire era ipotecato e il presente stentava “a passare”.

Entro un orizzonte etnografico solo in parte analogo, e con l’intento di esplorare il confine tra documento culturale e documento psicopatologico, l’autrice si propone di riflettere sui processi di animazione e animalizzazionedel mondo, e il peculiare rapporto di dipendenza che l’essere umano instaura con quelle “cose” fabbricate che iniziano a vivere di vita autonoma e ad agire nel mondo, cambiandolo. Riprendendo alcune delle più dense pagine scritte intorno alle esperienze della trasformazione (il “divenire-animale”) e della dominazione (l’essere-agiti-da), si tenta in questo lavoro di far dialogare de Martino con Deleuze e Guattari, Ginzburg, Fanon. Viene così reinterrogato il rapporto tra mito, nevrosi e psicosi nelle tante “vite di traverso” che si incontrano negli spazi della cura, dove i pazienti arrivano spesso tardi, o meglio: quando altri gesti di cura sono stati già praticati e altre interpretazioni del male suggerite.


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