L’intellettuale e il popolo dalla crisi morale al riscatto socialista. Ernesto De Martino in Romagna durante la guerra (1943-1945)

Riccardo Ciavolella

Abstract


Incrociando fonti di storia locale, scritti politici clandestini e memorie di compagni di lotta resistenziale, questo saggio ricostruisce e discute l’itinerario biografico, intellettuale e politico di Ernesto De Martino durante la guerra in Romagna nel paese di Cotignola sotto occupazione e poi in zona liberata, in seno a gruppi di sfollati, di ebrei rifugiati e di oppositori clandestini al fascismo e all’occupazione tedesca. Finora poco conosciuto nell’evoluzione personale e ideologica dell’autore, il periodo - che coincide in parte con la stesura de Il mondo magico - si rivela essere importante per la comprensione, oltre che della sua esperienza umana ed esistenziale, della sua transizione verso un nuovo modo di intendere la funzione civile del lavoro intellettuale per il riscatto culturale dalla crisi morale della società italiana e occidentale in genere. Ciò si traduce nella partecipazione di De Martino a un piccolo ma significativo movimento politico e ideologico romagnolo dalle tinte prima “populiste”, con la critica moralistica della classe dirigente italiana, e poi più marcatamente socialisteggiante. Il contributo del “Professore”, com’era chiamato localmente, fu più teorico che pratico. Esso costituì tuttavia il momento in cui emerse in De Martino il bisogno di connettere il suo lavoro intellettuale con l’agire di quel nuovo soggetto storico che era il “popolo”; ma anche l’occasione di una evoluzione politica verso il socialismo, accompagnata da uno slittamento del concetto, di ascendenza crociana, di “religione della libertà” verso un tentativo di sintesi con il marxismo, quest’ultimo accolto e discusso per la prima volta dall’autore proprio durante il soggiorno romagnolo. La disamina di tale esperienza della guerra e dell’attività politica, propagandistica ed ideologica di De Martino dovrebbe così permettere di comprendere meglio quella che sarà la sua evoluzione nel dopoguerra, in particolare la sua ricezione di Gramsci, la sua elaborazione del concetto di “folklore progressivo” e la sua svolta per l’antropologia come soluzione al dilemma della connessione tra intellettuale e popolo.


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